sabato 17 gennaio 2015

The imitation game

Si rimane incantati dal genio di alcune menti che hanno contribuito a rendere il mondo migliore, o che almeno ci hanno provato, mentre si rimane inorriditi dalla stupidità di altre. 
Ci sono tanti di quegli esempi nella storia di veri e propri talenti che in vita sono stati derisi, maltrattati, usati per poi celebrarne l'eccellenza solo dopo la loro morte.
Nel caso di Alan Turing solo dopo molti anni dalla sua morte abbiamo potuto conoscere a fondo la sua storia e abbiamo potuto togliere quella macchia che sporcava il suo nome: l'omosessualità.
"The imitation game" parla, infatti, di Alan Turing, un brillante matematico che durante la seconda guerra mondiale si unisce a un gruppo di statisti e scienziati per decriptare il codice Enigma, utilizzato dai tedeschi. Da sempre considerato impossibile da decodificare, Enigma viene in realtà decifrato dalla squadra di Turing che si ritroverà davanti a un tragico bivio: confermare che il codice più segreto al mondo sia ormai decifrabile, con la conseguente possibile modifica da parte dei tedeschi del loro modo di comunicare rendendo vano il lavoro di anni, o mantenere il segreto cercando, attraverso la statistica, di scegliere le informazioni da usare e, quindi, quali attacchi evitare?
Attribuirsi il potere di scegliere chi muore e chi sopravvive, una crudeltà e un peso che poche persone devono sopportare per poterne salvare milioni?
Tutto questo però non basta. Non si possono salvare milioni di vite, non si può dedicare tutta la propria vita al bene degli altri: se si è omosessuale, nell'Inghilterra degli anni '40 e '50 il bene che tu potevi aver fatto non contava nulla. Il crimine per cui si doveva pagare era il provare amore verso una persona del proprio stesso sesso.
Chissà quante volte hanno colpito questa ignoranza e cattiveria..
Chissà quanti che hanno condotto una vita al servizio degli altri e del proprio Paese si sono visti voltare le spalle o hanno dovuto soffrire per tutta la loro vita cercando d nascondere quello che provavano davvero?!
Mi vergogno per quelle persone che hanno reso questo possibile, che hanno fatto prevalere questa stupidità per così tanto tempo. Sono, però, contenta che ci siano film come questo con i quali veniamo a conoscenza di personaggi che non sapevamo di dover ringraziare.
L'interpretazione di Benedict Cumberbatch è stata tra l'altro formidabile, mentre non capisco sinceramente la nomination di Keira Knightley all'Oscar: lei mi piace molto, ma non penso abbia recitato la sua parte in modo così intenso da meritare la statuetta dell'Academy.
Finalmente, ad ogni modo, ora il nome di Alan Turing verrà valorizzato, anche se a distanza di così tanto tempo.
La nostra società ha fatto diversi passi in avanti, anche se ha ancora tanto da imparare.
Ma forse un giorno, se andremo avanti con tenacia, arriveremo ad abitare un mondo in cui conterà davvero solo quello che fai e non il tuo cognome, di che colore è la tua pelle, a quale partito politico appartieni, il tuo orientamento sessuale o a che religione appartieni.


domenica 11 gennaio 2015

Gone girl

Ci sono alcuni film che non ti fanno sentire il tempo che passa anche se durano più di due ore, che ti lasciano abbastanza sconvolta da ripensare ad alcune scene anche dopo giorni.. beh, "Gone girl" è uno di questi. Sicuramente è uno dei thriller che mi ha spiazzata di più negli ultimi tempi.
Pieno di suspense fino alla fine, lo spettatore assiste a un vero e proprio massacro del matrimonio e della fiducia nel prossimo, così come assiste al purtroppo veritiero contributo dei media nel romanzare le storie di cronaca nera.
Una bella notizia fa sorridere e tirare un sospiro di sollievo, ma le brutte notizie vendono copie e l'informazione, quella cattiva, sembra focalizzarsi solo sui titoli che sembrano più "cool".
Diventano star persone che hanno compiuto i delitti più crudeli, diventano insegnanti nelle scuole uomini che invece devono ancora imparare cosa significa essere responsabili. 
Attraverso i media possiamo dirottare ciò che pensa la gente di noi, e il pubblico assiste a veri e propri show, pensati, scritti e diretti.
La verità è qualcosa di sempre più astratto che a volte sembra interessare meno della partecipazione a qualche talk show o di un'intervista per un giornale.
Non voglio però vedere tutto così negativo e, quindi, voglio cercare di pensare che non sia tutto così cupo come ciò che si vede in questo film.
Mi piace pensare che non tutto si può nascondere, che la verità è importante e che non a tutti piace essere trattati come stupidi burattini senza idee proprie.
"Gone girl" rimane comunque un ottimo spunto di riflessione, anche per domandarsi come mai Ben Affleck continui a recitare.