domenica 28 settembre 2014

LUCY

Ho appena letto alcune recensioni di "Lucy", il nuovo film di Luc Besson uscito tre giorni fa nelle nostre sale. Le ho lette non per voler essere influenzata ma per pura curiosità e devo dire che non sono d'accordo con la maggior parte di quelle che ho trovato. Negli articoli che ho letto non viene spesso data credibilità alla storia dal punto di vista scientifico, ma io sfido chiunque a trovare credibilità in qualsiasi film di azione. C'è chi cade da un palazzo e non si fa nulla, chi sopravvive a bombe o a colpi di pistola, chi fa a botte sui cornicioni.. nei film tutti possono fare tutto. Nei film ci possono raccontare qualsiasi cosa. 
Grazie ai film noi possiamo credere in qualsiasi cosa.
Se tu vai a vedere un film d'azione, in questo caso che parla anche di un'eroina con dei poteri,  devi partire sapendo che ti verrà raccontata una storia e che questa storia potrebbe avere un qualcosa di non vero. Io dico che l'eroina Scarlett Johansson e il regista Luc Besson funzionano bene. Funziona bene lei, funziona bene la scena dell'inseguimento in macchina che ti fa sembrare di essere dentro a un video gioco, funzionano le scene con gli effetti speciali che, sebbene non ne vada pazza, qui servivano e sono stati usati bene. A volte mi ha ricordato "2001 Odissea nello spazio" ma questo è comunque un film che segue una sua strada, anche se magari prende spunto da cose già sentite o viste. La trama, infatti, ha delle somiglianze anche con "Limitless", con Bradley Cooper, che mi era piaciuto molto. Mi affascinano i film che parlano di quello che potremmo fare se riuscissimo a sfruttare una percentuale più alta delle capacità del nostro cervello. C'è chi dice che è una leggenda ma io invece ci credo.
Quindi la storia di Lucy, una ragazza che ottiene la capacità di raggiungere pian piano il 100% delle funzioni della sua mente, mi affascina.
Lucy è una studentessa che, per un qualche gioco del destino, si ritrova obbligata a fare da corriere della droga per un gruppo di delinquenti giapponesi. La droga che le viene inserita all'interno del corpo, però, a seguito di un pestaggio, fuoriesce e Lucy si ritrova con il potere di poter sfruttare maggiormente le funzioni del suo cervello. Grazie a questa "droga" inizia a controllare meglio il suo corpo, a sentire e percepire tutti i suoni e gli esseri viventi del mondo, ad avere accesso ad ogni suo ricordo. Inizierà ad avere controllo completo anche delle altre persone e degli oggetti. Cercherà vendetta verso quelli che l'hanno resa così ma, soprattutto, cercherà aiuto per capire cosa fare con la sua nuova intelligenza. Insieme al Professor Samuel Norman, interpretato da Morgan Freeman, cercherà infatti di capire qual è la parte più importante dell'intelligenza umana, a cosa serva su questo mondo, a cosa porterebbe e a quali sarebbero gli effetti di una conoscenza così grande, cosa fare per tramandarla. 
Non è però forse meglio godersi a pieno la nostra vita, il nostro tempo, sfruttando al massimo quello che abbiamo, piuttosto che essere avidi di sapere e di potere che ci porteranno magari con il non avere niente o, al peggio, alla nostra lenta distruzione?
Non so se è quello che voleva dire Besson, ma io la domanda me la sono posta.


sabato 27 settembre 2014

Un ragazzo d'oro

In effetti potevo anche fare due più due prima di andare a vedere questo film.
Se non ti piace l'attore principale e non ti piace nemmeno la coprotagonista qualche segnale ti era stato dato! Ho però voluto dare più importanza al regista.
Pupi Avati mi piace, le sue storie sono sempre dolci e nostalgiche e credevo, quindi, di trovare un film, se non ottimo per quanto riguarda la recitazione, commovente e raffinato. In realtà mi devo forse mettere in testa che non è che se un regista ha fatto due film che ti sono piaciuti tanto ("Ma quando arrivano le ragazze?" e "Il cuore altrove") allora diventa infallibile. Con "Un ragazzo d'oro" secondo me Avati ha voluto creare personaggi complicati, interessanti forse, rendendoli però solo confusi perche' la storia non viene spiegata come si deve. Restano troppi dubbi e situazioni lasciate a metà che invece dovevano essere approfondite per poter generare curiosità.
La storia parla di Davide, un ragazzo che lavora in un'agenzia di pubblicità ma che sogna di fare lo scrittore. La sua vita cambia quando suo padre, che non vede da anni e con il quale ha sempre avuto un rapporto orribile, muore in un incidente stradale. Davide è quindi costretto a tornare a Roma, da sua madre, dove inizia a conoscere più da vicino il mondo di suo papà, sceneggiatore di film comici molto famoso, e cercherà addirittura di farlo conoscere al mondo sotto un altro aspetto, diverso da quello con cui era arrivato al successo.
Davide viene, però, a poco a poco risucchiato dalla sua stessa curiosità e passione sfociando perfino nel delirio.
Da qui non viene più chiarito nulla: ci sono solo sospiri, pause e musica malinconica.
Sono rimasta insomma un po' delusa e, sarò ripetitiva, ma il doppiaggio degli attori stranieri non si fa! Sharon Stone risulta solo ridicola. Potevano benissimo scegliere Jane Alexander al suo posto, e non farle fare la doppiatrice.. sarebbe risultata meno finta. Secondo me non c'era bisogno di contattare una diva oltre oceano che comunque non è riuscita a dare quel qualcosa in più al film che forse le era stato chiesto, ma di cui sicuramente c'era bisogno.



giovedì 18 settembre 2014

Across the universe

Per chi ama i Beatles, la musica, per chi ama essere trasportati in un mondo fantastico solo grazie a un film, "Across the universe" è perfetto!
Tutti gli attori sono eccezionali nell'interpretare e cantare le canzoni di questo "musical", riarrangiate da Elliot Goldenthal, Jim Sturgess per primo, che con il suo sorriso e la sua voce mi convincono sempre (mi piacciono molto le sue scelte cinematografiche).
Il film è come una rivisitazione di 33 canzoni del famoso gruppo di Liverpool, da "Let it be" a "Come together", da "Revolution", "Hey Jude" a "All you need is love", e i personaggi hanno tutti nomi che compaiono nei testi dei Beatles.
Ma non sono solo queste le cose che la pellicola e il quartetto hanno in comune: per chi li conosce davvero sarà bello riconoscere alcuni particolari o alcune storie a loro legate.
La storia del film parla di Jude, un giovane di Liverpool che parte per l'America per ritrovare suo padre e qui conoscerà un gruppo di amici tra cui Max e Lucy, con la quale avrà una storia d'amore. Il tutto tra canzoni, balli, scene psichedeliche e sullo sfondo il racconto della guerra in Vietnam, della morte di Martin Luther King, della ribellione dei giovani pacifisti.
Il film ha uno stile che assomiglia a quello di Baz Luhrmann, l'ho davvero adorato!
Fanno la sua comparsa anche il nostro Bono, Joe Cocker e Salma Hayek e non mancano personaggi che sembrano voler ricordare mostri sacri della musica dell'epoca come Jimi Hendrix e Janis Joplin.
Siccome è stato un buon film mi ha lasciata con la voglia di documentarmi per conoscere meglio la storia dei Beatles, ma non solo, anche di quel periodo storico che è stato forse uno di quelli più intensi della storia contemporanea, musicalmente e culturalmente.
Ho letto su Internet che la regista è Julie Taymor, direttrice di diversi musical a Broadway e che, per quanto riguarda il cinema, ha girato "Frida". Una donna quindi non estranea all'arte in tutte le sue forme che ci ha davvero regalato un film visionario: un insieme di allucinazioni che insieme funzionano alla perfezione.





sabato 13 settembre 2014

Dire la propria opinione


E’ ormai abitudine per i comici, o gli attori italiani, fare film che parlano dei problemi seri dell’Italia, soprattutto politici, passandoceli per commedie.
Sia chiaro che non sto dicendo che sono contraria a questo metodo, anzi! D’altronde anche Charlie Chaplin aveva dovuto inventarsi un modo per parlare al mondo della pazzia che stava avvelenando l’umanità ai tempi di Hitler, e ci ha regalato un capolavoro: “Il grande dittatore”. Ci ha regalato uno di quei discorsi che dovrebbero far imparare nelle scuole a memoria.
E nel loro piccolo anche i nostri attori e personaggi dello spettacolo si stanno mettendo a nudo e si prendono sempre più spesso un piccolo spazio nelle pellicole per parlare con noi italiani, quasi faccia a faccia, cercando di risvegliarci. Ho appena finito di guardare “Benvenuto presidente!” di  Riccardo Milani, con Claudio Bisio e Kasia Smutniak, in cui un improbabile presidente della Repubblica salva la situazione italiana e “pulisce” il parlamento semplicemente comportandosi correttamente.
Alla fine il discorso indirizzato a noi in questo film è di Bisio che ci ricorda che tutti siamo responsabili di ciò che siamo diventati e che per pretendere un buon futuro e correttezza dobbiamo essere prima di tutto noi buoni cittadini e dare il buon esempio.
Mi è piaciuto molto perché fa davvero capire che non sono le cose più macchinose o lunghe e complicate che funzionano ma quelle chiare, precise, semplici.
Settimane fa avevo visto “Smetto quando voglio” di Sidney Sibilia, di cui avevo già scritto qualche riga: geniale commedia sul lavoro precario.
Quest’estate invece ero rimasta molto colpita da “La mafia uccide solo d’estate” di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, con lui e Cristiana Capotondi. Lei continua a non essere la mia attrice preferita ma devo dire che loro due insieme funzionano bene.
La commedia, se così la vogliamo chiamare, è una piccola perla che Pif ci ha voluto donare. E’ uno spiraglio di luce, una ventata di speranza che ci fa capire, con una sempre perfetta e equilibrata dose di humor e ironia, quanto abbiamo bisogno di conoscere la nostra storia affinché non si commettano più gli errori del passato. Consiglio a tutti di guardare questi tre film, anzi, viste le notizie ai telegiornali di questi giorni, io farei passare in tutte le televisioni anche “Il grande dittatore” di Chaplin.
Se è questo il modo di raggiungere il maggior numero di persone in un modo innocuo e indolore ben venga! Al massimo avrete perso due ore della vostra vita a guardare un film (che non è mai tempo perso a mio parere), ma se avete la fortuna che si accenda qualcosa dentro di voi, vi sentirete in grado di cambiare il mondo.